Recensione su Osteria dei Fabbri Padova
visitato da Gerry il 23.01.2010

Recensione su
Osteria dei Fabbri
Padova

Visitato il 23.01.2010
Consigliatissimo!!
Scritta da Gerry
Servizio: Ristorante

Spesa a testa: 26.50
Coperti: 1
5 commenti
Sabato 23 gennaio a Padova: avevamo prenotato giorni prima l'ingresso alla mostra “Telemaco Signorini e la pittura in Europa” ed avevamo trovato posto alle 11.15-11.30. Palazzo Zabarella, la sede della mostra, è in pieno centro e, quindi, dovevamo obbligatoriamente trovare un locale, trattoria o ristorante che fosse, a pochi passi dall'uscita, per risolvere la fame che, sicuri sicuri, c'avrebbe preso appena terminata la visita. Chiamo un conoscente di Padova e chiedo che mi indichi un posto “sicuro”: buona cucina e prezzi abbordabili. Mi invia una email con qualche indicazione. Scegliamo l'Osteria dei Fabbri, a 3/400 metri da Palazzo Zabarella. Facciamo una breve camminata. L'Osteria è al limitare del Ghetto, a pochi passi da Piazza delle Erbe e da Piazza della Frutta, zona storica di mercato, quindi, d'impianto medievale, con strade strette e poca luce. L'ambiente è accogliente, l'arredo è decisamente da osteria, essenziale, di legno scuro, vecchio, credenze a vista con tanti bicchieri piccoli di vetro chiaro e dal fondo pesante, due sale abbastanza piccole senz'essere piccolissime. Tutto è lindo ed ordinato all'una scarsa, quando entriamo; l'idea è quella della “pausa” tra la mescita di tanti bicchier di vino, durante la mattinata di lavoro e di spesa tra i banchi del mercato, e la prossima dispensa di piatti ai pochi tavoli. Il menù non è enciclopedico, ma non è nemmeno così striminzito come usa oggi nei locali di tendenza (mah!?). Siamo in quattro, io e mia moglie ed una coppia di amici, ma mi pare d'essere l'unico con un appetito da osteria. Mi adeguo, mio malgrado … Mia moglie ordina un antipasto di alici marinate, da dividere con Maurizio (il Lui degli altri). Io e Maurizio, un piatto di bigoli in salsa di acciughe, a testa; Grazia (la Lei di Maurizio), una lasagna con radicchio rosso; Francesca (la mia Lei), un piatto di baccalà alla vicentina. Io son d'accordo con lei, la blandisco, ed ordino, a mia volta, il baccalà alla vicentina. Proseguiamo con due dessert: una panna cotta con frutti di bosco ed un semifreddo alle nocciole. Chiudiamo con quattro caffè. Acqua con le bollicine per tutti e, al momento di ordinare il vino, una lieve indecisione. E' vero che prevalgono i piatti a base di pesce, ma si tratta di piatti complessi, strutturati e consistenti, ci diciamo. Optiamo per un rosso, per un Pinot Nero di Fontana; scelta che si rivela sostanzialmente azzeccata, a nostro dire, sebbene, immagino, non condivisibile dai più. Prima di raccontare di profumi e sapori, un avvertimento per dei possibili clienti futuri: le porzioni sono abbondantissime, in alcuni casi, ed abbondanti, in altri. Quando la cameriera porta l'antipasto ordinato da mia moglie, ad esempio, rimaniamo tutti perplessi per la dimensione della portata. Superficie della base coperta dalle alici, disposte a strati, per l'altezza raggiunta dalle stesse: paiono almeno 1.200 cc!! Meraviglia immediata ed indignazione successiva!! Chiamo la cameriera e le faccio notare che abbiamo ordinato una porzione di alici da dividere in due e non, come sembra, una portata con quattro porzioni. La cameriera non smarrisce l'intelletto e, calma calma, mi dice che di una porzione si tratta, nulla di più. Torniamo sui nostri passi e diciamo della qualità dei piatti. Le alici marinate sono gustose e la materia prima odora di fresco: sono tante, l'abbiam già detto, e sono buone. I bigoli son fatti in casa, rugosi, e prendono bene il sugo. La cottura è perfetta per chi ami la pasta la dente e ne voglia sentire la consistenza sotto i denti. La salsa di acciughe è fantastica, saporita senza essere eccessivamente salata, giustamente densa. Ho detto che le porzioni sono abbondanti? Alla fine, quando ho raccolto l'ultimo bigolo e fatto, di nascosto dagli altri tavoli, scarpetta con il dito indice, mi parevan porzioni misere! Tanto poté l'estasi palatale … Le lasagne mi son state raccontate come buone, ma senza enfasi. Non ho approfittato della profferta d‘un assaggio e, ora, mi debbo fidare. Il baccalà alla vicentina mi è piaciuto. Anche qui ho trovato equilibrio di sapori, nessuna presenza sopra le righe da parte del latte e del formaggio, rispetto dovuto all'elemento principe: il baccalà (stoccafisso in questo caso). Non sono un esperto di questa ricetta, così famosa e densa di storia da meritare una Consorteria a tutela e promozione del “prodotto”. Mi limito quindi ad un giudizio “pudico”, cosciente della soggettività. I dessert: OK! Mangiabili, ma senza effetti sulla nostra memoria di viaggiatori che mangiano, meno che mai su quella di mangiatori che, a volte, viaggiano. Buoni anche i caffè. Il conto è stato di €. 106, per una media a bocca di €. 26,5: a noi son sembrati un ulteriore incentivo ad inserire l'Osteria dei Fabbri tra le esperienze “del buon ricordo”, e rinnovabili nel tempo, trattandosi d'un prezzo equo in considerazione delle materie prime impiegate e del numero limitato di portate. Voto: son indeciso tra un tre ed un quattro cappelli. Scrivo 4 cappelli, visto che non esistono le sfumature, ma penso a 3 e mezzo (scusate la pedanteria, frutto dell'indecisione).

5 commenti

joy
29/01/2010
Complimenti per la bella recensione che hai fatto, ricca di particolari ed anche per la mangiata da osteria ;)
candy
29/01/2010
Davvero una bella recensione, e con tanti dettagli che fanno "immergere" nei vostri piatti :) Complimenti :) E' sempre un piacere condividere con un recensore anche queste esperienze un po' fuori casa : fan venire voglia di "giracchiare" :)
joy
29/01/2010
:) :)
golosona
30/01/2010
Complimenti! Io invece ti chiedo una cosa che non c'entra nulla col pranzo: com'era la mostra a tu avviso? So che sta per chiudere, purtroppo, avrei voluto poterla vedere anch'io, ma intoppi me l'hanno impedito :-(
Gerry
30/01/2010
La mostra è stata interessante, ma questo, ovviamente, è un giudizio personale. Mi ha permesso di conoscere "bene" un pittore che ha dato un forte contibuto all'Ottocento artistico italiano, con un percorso pittorico originale e che ha saputo fondere, in alcuni momenti, l'esperienza dei "macchiaioli" con quella dell'impressionismo più "classico". Peccato che il sabato in cui sono andato fosse stato scelto da un numero consistente di gruppi organizzati al seguito di una guida. Quando il "grupo" si ferma in una sala, a meno che non si tratti di un salone da ricevimenti, rende impossibile la fruizione dei quadri ad altri. Il ché ci ha costretti a fare i conti con una "organizzazione" dei tempi e dei percorsi che non è stato, certamente, ottimale.
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