Recensione su Hostaria Vecchio Cornione Mirasole di San Benedetto Po
visitato da Gerry il 21.02.2010

Recensione su
Hostaria Vecchio Cornione
Mirasole di San Benedetto Po

Visitato il 21.02.2010
Consigliato!
Scritta da Gerry
Servizio: Ristorante

Spesa a testa: 40.00
Coperti: 1
3 commenti
Avevamo deciso che domenica il tempo sarebbe stato bello! Nessun atto improvvido: ormai le previsioni meteo sono così precise che sembra impossibile siano le stesse presentate agli spettatori di un'antica RAI-TV dal mitico colonnello Bernacca. Se dicono che nel tal posto pioverà alle 15.00, puoi regolarci l'orologio,… soprattutto se fosse una vecchia “patacca” da panciotto! Andiamo sul Po, in quella trattoria che il Maso dice aver scoperto, per caso, ma buona (la cucina, lui arriva a dir “buonissima”, ma aspettiamo riprova) ed onesta (nel prezzo). Ci tesse le lodi di una sala da pranzo d'aggetto sul fiume, di un imbarcadero cigolante, di file e file di pioppi da ambo le parti dell'alzaia. Sappiamo che il grande fiume ha una poesia tutta sua, che mal si combina coi cieli azzurri e l'aria frizzante; meglio se grigio di bruma, direbbe il poeta. Quale, non so, ma c'è sempre un poeta che riscatta luoghi e paesaggi desolati, che coglie sfumature di colore e d'umore che sfuggono agli occhi distratti dei più. Come dire di no? Andiamo! Siamo in 6: io e la Frenci, la compagna della mia vita, il Maso e la Lore, nostri amici, l'Alice con Fabio, figlia e genero della Lore, per non perder tempo con la paternità, comunque inequivocabile. L'Hostaria Vecchia Cornione è poco fuori San Benedetto Po, in un tratto di fiume con poche abitazioni dall'una e dall'altra riva e, come promesso, migliaia di tronchi di pioppo in attesa di diventare cellulosa e poi, i più fortunati, carta da scrivere. La costruzione, vista dal parcheggio, ha tante età: pare costruita da poco, ma alcune scoloriture, sue e del paesaggio, la fanno più vecchia degli anni che ha. Te ne accorgi all'ingresso e dentro. Arredi e colori sono un poco “tirati via”, non ti rimangono dentro nemmeno per poco. A due giorni di distanza non me li ricordo più, li cito per dovere, per rimarcarne l'assenza più che la memoria. Raggiungiamo la sala veranda sospesa su una ripa dell'alveo maggiore e, in effetti, la veduta è ampia e raccoglie un bel tratto di fiume. Quel giorno, le acque scorrono veloci, occupando tutto l'alveo di piena, portando a valle foglie, rami e tronchi fradici. Il colore è scuro, come se “sbattessimo” assieme il verde dei pioppi che sarà tra un mese, il marrone della terra di sedimento ed il grigio di tante nebbie autunnali; è un colore di qui, non ti sorprende, … anzi! Abbiamo in mano il nostro menù, uno ciascuno, e la cosa mi fa piacere! Posso scorrere la lista con tranquillità e provare, mentalmente, la sequenza dei piatti: questo piuttosto che quello, anzi no, e se provassi questo, un po' troppo pesante, via questo e dentro quello … La lista non è risicata, ma neppure enciclopedica: ci son piatti di carne e piatti di pesce (sia di fiume, come mi sarei aspettato visto il luogo, sia di mare, … ma và!?) Il cameriere, che forse è il proprietario, si avvicina la tavolo con un sorriso gentile, rodato da anni ed anni di allenamento ad ogni evenienza. Il servizio sarà puntuale e preciso, aiutato dalla presenza di una ventina di avventori in tutto. Ordiniamo, dunque. 3 lucci in salsa, con polentina. Domanda: la polenta è diventata “polentina”; sarà pochina oppure una polenta dei giorni nostri, “light”, per dire nulla? Scopriremo che è pochina ma del tutto normale, per consistenza e sapore. Il luccio in salsa è piacevole, seppure diverso da quello che trovi in altre zone del mantovano, nel senso che qui la salsa mi sembrava aver avuto una cottura più lunga di quanto non preveda la ricetta originale e, forse, versata a caldo sul luccio che, così, giustifica un colore molto più intenso del solito. 2 antipasti di pesce, misto mare, con tonno affumicato, che non proviene da tranci ma, probabilmente, da confezioni di pesce affettato ad acta per la ristorazione, la solita insalatina di molluschi, alici marinate e un poco d'altro. I commenti di chi li ha scelti son stati positivi e i colori erano brillanti; questi li vedevo anch'io, che avevo optato per il luccio e ne ero ben contento! 1 boh! Alice, cosa hai preso d'antipasto? 6 porzioni di minestra, tra tortelloni di zucca, tortelloni di ricotta, risotti coi saltarei ed un piatto di bigoli, anche se avevan un altro nome sulla carta, coi frutti di mare. I tortelloni mi son raccontati dal Maso con entusiasmo e passione, e Fabio concorda. Sui risotti testimonio io, e ne parlo bene, nonostante una delusione iniziale, tutta per mia colpa e leggerezza, che, non avendo ben interpretato la dicitura “risotto”, mi aspettavo la versione coi “saltarei” del risotto alla mantovana, come son soliti darti a Castel d'Ario, per citare un altro sito della mia personalissima memoria. Questo, “risotto” all'emiliana, aveva una consistenza più morbida, mantecata, non “sgranato” come l'altro. Il sapore, comunque, ripagava della sorpresa e ci confermava d'essere in zona di contaminazioni tra la cucina mantovana e quella emiliana. D'altra parte, mi sembra di ricordare, avessero in menù anche offerte da tigelleria! 3 porzioni di pesce gatto fritto. Qui storco un poco la bocca. Non solo perché si discosta di molto da quello che friggeva mia madre ma, anche, perché quello di mia madre era più buono, più fritto, più croccante, così come richiedono le carni del pesce gatto, usualmente grasse e, se poco cotte, un poco viscide. Il pesce gatto è, o era, un pesce povero, di tradizione delle nostre basse, delle basse padane, laddove fiumi e bonifiche s'incontrano, laddove le nebbie campavano cento giorni tra autunno ed inverno, ed anche ad aprile, qualche sera … Se lo friggi bene, ben secco, quasi come se lo grigliassi per il suo tempo, allora si mangia di gusto e s'intona all'ambiente. Se prendi paura per il colore brunastro della pelle, quando fritta a lungo, allora porti in tavola qualcosa che fatichi a mangiare, che odora vagamente di fango prima ancora di ricordartelo in bocca. Quello dell'Hostaria doveva friggere ancora per 3-4 minuti buoni: non tanto di più per i tempi del “gatto”, ma abbastanza per non dare soddisfazione. 1 tagliata al rosmarino. La Lore non ci ha detto niente, e noi non abbiamo chiesto, perché tacitati da una sua prima rimostranza sul fatto che la tagliata s'adagiava su un letto di misticanza ma che il rosmarino pareva latitare. Non ho capito se il disappunto si limitasse al lessico del piatto o si estendesse alla qualità. 1 rana fritta. La Frenci me le ha fatte sentire, più di una perché la portata era abbondante, e, sebbene non garantendo sulla qualità dell'osservazione, garantisco sul fatto che sia di prima mano. Or dunque, le rane fritte eran meglio del gatto fritto. Una pastella leggera ed una cottura di maggiore adesione, per tempo e fuoco, alle esigenze della carne in questione. Saporite ma senza ferire la bocca, un rischio del fritto! Se tornassi all'Hostaria non avrei dubbi sul fatto di sostituirle al pesce gatto ma, forse, sarei preso da altre possibilità. Una porzione abbondante di patate al forno, Qui c'è una “caduta” pericolosa. Concordiamo tutti che si tratti di “patasnella”, con grande piacere della Pizzoli, presumo, ma non nostro. Per intenderci: assolutamente mangiabili, in un pranzo frettoloso a casa propria, ma qui decisamente fuori luogo. 4 porzioni di verdure pastellate: buone, varie, ma un po' troppo “uniformi”. Io, e solo io ‘stavolta, ho il dubbio che provengano da un magazzino contiguo a quello delle patate al forno. Non lo dico, a tavola, ma ve lo suggerisco qui, per averne conferma o meno, se qualcuno, tra i possibili lettori, ci fosse già andato o ci andrà in un prossimo futuro. 6 dessert (diversi), di cui, almeno, 2 salami di cioccolato. Uno è il mio. E' buono e ben presentato, come peraltro tutti i dessert arrivati in tavola. Una nota di merito, spero non dovuta alla casualità, per il fatto che il salame giunge in tavola alla giusta consistenza, avendogli dato modo di “scongelarsi” senza fretta. Chi ama questo dessert sa che, usualmente, non è in lista perché ritenuto troppo “casalingo” e, soprattutto, perché diventa difficile non servirlo ancora “duro” di ghiacciaia, se non assumendosi il rischio di scongelare prodotto che debba poi esser buttato (o ricongelato con conseguente perdite di odori e sapori e, poi, di gradimento da parte della clientela) 2 bottiglie di Pinot Nero vinificato in bianco, dell'Oltrepò Pavese. Non ricordo la cantina, ma assolutamente bevibile. 4 bottiglie d'acqua. 4 caffè 1 grappa Il conto totale, se vogliam essere “volgari” ma con la vocazione alla diaristica, e per rispetto delle linee guida di GM, è stato di €. 240: e fanno €. 40 a testa, prezzo onesto in considerazione della quantità e della qualità di ciò che è stato servito. Voti, con tutti i pudori del dilettante: cucina 3, ambiente 2, servizio 3, vista 4, prezzo 4 Voto complessivo 3 cappelli. Offre lo spazio per tornare e provare altre opportunità della carta. Noi, nel primo pomeriggio, ci siam fatti qualche kilometro d'alzaia, a passo lento per digerire con gusto, per goderci uno dei primi soli intensi di quest'anno e un venticello fresco che, sebbene fastidioso “alla lunga”, ti dava modo di pensare ad una primavera che non si può dire prossima, ma attesa sì.

3 commenti

golosona
01/03/2010
Complimenti per la dettagliata recensione, hai saputo raccontare alla perfezione sapori e aspetto di ciò che avete mangiato. Bellissima la descrizione del fiume!
carolingio
17/03/2010
Gerry, scusami, arrivo solo ora a leggere questa recensione. Non ho tanto tempo per navigare. Sono un "fan" del pesce gatto e delle rane, bellissima descrizione, con grandi sfumature, del mangiare e non solo! :)
Gerry
19/03/2010
A Golosona e Carolingio: anch'io navigo di tanto in tanto (questo per dir del ritardo nel "ringraziare" per gli apprezzamenti ricevuti). Anch'io amo il pesce gatto, ma su questo "cibo" rischio d'essere troppo esigente, in ragione delle "memorie" famigliari, e le rane... Si accettano suggerimenti e consigli su quali locali visitare per mangiare rane buone ed, eventualmente, non solo fritte.
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