Buono Scritta da
grog Servizio:
Ristorante Spesa a testa:
20.00 Coperti:
1 5 commenti I ricordi...
sono momenti d'estasi
che ci dimostrano
quanto abbiamo vissuto.
(Grog 2010)
Difficile parlare di questa serata senza buttare un occhio al passato. È stata una serata per me mitica, improvvisamente mi sono infilato in uno spazio temporale e mi sono ritrovato, con tutta la tavolata, indietro nel tempo. Un tuffo alla fine degli anni sessanta. Non c'eravamo tutti, alcuni non ci sono più, altri si sono isolati, altri non li abbiamo trovati. È difficile, dopo tanto tempo, recuperare tante persone. Ma quelle che c'erano si sono sicuramente divertite. A parte qualcuno che è cambiato poco, riconoscerci è stata ardua impresa. Io allora avevo dodici-tredici anni, oggi ne ho 52, ed ero uno dei piccoli, i grandi avevano una decina d'anni più di me. Ricordo ancora che usavamo degli scutmai per identificarci, il moderno nickname se vogliamo, abbiamo precorso i tempi…. Infatti quando sono arrivato, uno dei più anziani non si ricordava di me, ma dopo che gli ho detto come mi chiamavano, ecco riaffiorare la memoria, rincominciare a ridare un volto ad un nomignolo e piano piano rivedere le facce, ma quelle di allora.
“Chi et tè?”
“Roberto …….”
“Chi? A-n m'arcord mènga”
“Mè sé di te, ziozio….”
“Mó chi et tè?”
“Am ciamevèn pungàzz….”
“Pungàzz ???? E al Punghèin chi l'era?”
“Me fradèl”
“Ahhhh, a m'arcord adésa, pungàzz…..”
Ricordi, ricordi...
i nostri ricordi
sono spesso remoti.
Provo a concentrarmi
per rivivere anche un sol giorno
della scorsa estate
ma la mente sorvola questo periodo
e mi porta altrove, più indietro.
Ho conosciuto tante persone,
persone che vedo ancora,
persone che preferisco non rivedere,
persone di cui non voglio perdere le tracce,
persone di cui non ricordo il viso.
E più sono lontani i ricordi
e più rammento i loro volti...
ma io vedo nella mia mente le facce di allora
e se dovessi incontrarli di nuovo,
riuscirò mai a riconoscerli?
(Grog 2010)
Direi che eravamo una quindicina, ma ci siamo riproposti di rifare più avanti un altro replay, preparandoci prima e cercando di essere di più. E così, dopo “secoli”, ecco che si rimaterializzano sulla terra tutti quei ragazzi che hanno dato vita, sicuramente, ai migliori anni dell'”Associazione Paradisino”, praticamente la mia parrocchia di allora. Facenti tutti capo al mitico Don Eligio, vero ed incontrastato guru e grande assente. Non si possono fare nomi, ma molti soprannomi me li ricordo. Bango, Eddy, Ziozio, Bipede, Sgarbino, Bego, Qu, Zucaun, Tonno, Poldo, Cernubbi, Paolino, Maruga, Carletto, Vapo, Vgeni, Punghèin, Pungàzz (che ero io), Borellik….. e infine “Culo Tonante”, che la dice tutta ma che non ricordo chi era…..
Il Paradisino è la chiesetta che si trova in Corso Cavour appena dopo l'ex Cinema Cavour, sconsacrata e poi riabilitata al culto ortodosso.
Dal sito http://www.imonumenti.it/609/m_2180.html
“Chiesa di Santa Maria degli Angeli del Paradiso. La Chiesa venne edificata alla fine del Cinquecento, su un progetto di Giovanni Guerra, nel luogo della fonte del Paradiso, la cui acqua era considerata la migliore di tutta la città. Inizialmente la Chiesa venne affidata ai Teatini, per poi passare ai Carmelitani Scalzi, ai Minori Osservanti e, infine, alla Congregazione delle Figlie del Gesù, nell'Ottocento. L'interno è composto da una navata unica con copertura a cassettoni decorati, risalente al Cinquecento. La Chiesa è conosciuta anche con il nome di Paradisino.”
Dal sito http://guide.travelitalia.com/it/guide/Modena/2176/
“….La facciata presenta i caratteri del tardo manierismo. L´interno è ad unica navata, e mostra varie cappelle. All´incrocio tra la navata e la traversa s'innalza la cupola. Nell'ultimo intervento, si è dedicata particolare cura al restauro dell'opera d'arte di maggior pregio, presente nella chiesa: un soffitto ligneo a cassettoni dipinto da Camillo Gavasseti, Alessandro Bagni e Marco Meloni, a cavallo fra il XVI e il XVII secolo. Ben illuminati da rosoni dorati, s'intravedono sul soffitto numerosi volti umani, teste di cherubini, festoni di fiori. Sono presenti pregevoli tele di P. Paolo Abbate, Michele Desubleo, Giacinto Garofalini ed Ercole dell'Abate.”
Sgarbino ha scritto un libro che parla della sua vita e una buona parte di questo libro è dedicata al periodo del Paradisino, dopo averlo divorato, ho buttato giù queste due righette:
Apro il libro e lo sfoglio.
Scorro velocemente
i titoli dei capitoli,
poi d'improvviso... un flash!
Torno indietro
e rileggo quella parola
che mi ha colpito,
che mi ha bloccato,
che mi ha rigettato
nel mio passato,
attraverso un vortice
di anni e di ricordi.
Paradisino!
E ritorno bambino.
E vengono a galla
i momenti
i volti
i nomi...
I giochi
il pallone
il ping pong
il nascondino...
La masa
la sgugna
il timbro
la spuma...
La messa
l'armonium
i canti
le campane...
La Bruna
Don Eligio
le sordomute
la Licinia...
Chiudo il libro,
l'ho letto tutto di un fiato,
socchiudo gli occhi
e continuo a rivivere
quel filmino della mia vita...
...il film di un decennio paradisiaco...
(Grog 2010)
Arrivo con il Luigi al ristorante, io e il Luigi non ci vediamo da almeno 35 anni, siamo cambiati ma ci riconosciamo, almeno io riconosco lui, quando lo vedo mi viene in mente tutto, mancano solo i calzoncini corti….. Sono giàquasi tutti seduti, in attesa dei ritardatari.
Poi, finalmente ci siamo tutti.
Il locale si presenta con due sale, una più piccola davati, dove c'è anche una specie di reception e la porta della cucina, e un salone enorme dietro, tutto arredato in perlinato scuro con una miriade di quadretti appesi alle pareti raffiguranti attori e personaggi noti. Tavoli grandi e piccoli fanno capire l'andazzo del locale, qui ci puoi fare di tutto, la cucina è aperta fino a tardi e puoi mangiare a qualsiasi ora. In un angolo in alto svetta un televisore acceso, ma a volume spento….. suppongo per le partite di calcio…… quello vero, non quello che abbiamo rievocato al nostro tavolo, il mitico calcio balilla, che ci ha fatti sudare per anni. Calcolate che in questa parrochietta, stando sempre al coperto, si poteva giocare anche a ping pong, a calcio in uno stanzone bislungo, a billiardo, a nascondino utilizzando anche la chiesa……. Ragazzi, un mito…….
Torniamo al Bulldog. Qualcuno si mette d'accordo con la ragazza che ci serve. Ci vengono portati in sequenza tortelloni di ricotta, tagliatelle al ragù e maccaroni alla pancetta. Poi gnocco e tigelle, salumi e formaggi misti, per gli eretici anche la nutella.
I tortelli erano buoni, ma decisamente pochi, due a testa, sul serio, e di quelli piccoli….
Le tagliatelle cotte bene ma scarse di condimento.
I maccaroni di taglia extralarge, ben conditi.
Le tigelle direi non fatte in casa, discrete, pesto rosso scarso di qualitàe difficilmente spalmabile.
Gnocco a pezzi piccoli, un po' unto e troppo spesso.
Salumi nella norma, prosciutto, mortadella, ciccioli, coppa e salame non troppo sottili.
Formaggi a spicchietti buoni e graditi.
Sono forse un po' spiccio nel descrivere la mensa, ma ho osservato poco il piatto ed ho dato ampio spazio ai ricordi, alle chiacchiere e alle risate che non sono certamente mancate.
Da bere ho visto portare tre tipi di vino:
Lambrusco di Modena Secco di Messori Giancarlo
Lambrusco di Modena Semi Secco di Messori Giancarlo
E un altro lambro che ho solo visto passare.
Acqua gassata e non.
Per concludere qualcuno ha preso il dolce, io una grappetta secca, hanno portato in tavola le bottigliette di nocino e limoncino, molti hanno preso il caffè e abbiamo scucito 20 eurini a testa.
Ottima serata, si era giàcapito.
Nonostante la bella serata però non mi sento di dare al ristorante più di due cappelli, sarebbero due e mezzo per l'ottimo servizio, ma tre sono giàtroppi. Due cappelli.
A-v salut magnadôr bóss, arváddres….
5 commenti
01/04/2010
Ciao Grog, io qui a dicembre c'ho mangiato la pizza.. Decisamente buona. Peccato che il risto non sia all'altezza.