Recensione su
Bellavista
Lama Mocogno
Visitato il
20.09.2010 Consigliato! Scritta da
grog Servizio:
Ristorante Spesa a testa:
30.00 Coperti:
1 6 commenti Giornata pesantissima.
Giornata tristissima.
Per fortuna che il tempo era bellissimo.
Innanzi tutto colgo l'occasione per ringraziare tutti quelli che in modo o nell'altro mi sono stati vicini, un particolare ringraziamento a candy, reginalulu, bicio e gi (ho riconosciuto la tua firma sul libro nero…. Grazie di cuore, mi hai fatto scappare una lacrimuccia) e a tutti quelli che conosco e a quelli che non ho mai visto.
Confesso che durante la messa avrei voluto leggere una delle mie poesie, sabato mattina dopo che l'ho visto esangue nel suo letto d'ospedale, ne ho scritte altre due tutte di un fiato, come faccio io quando qualcosa mi colpisce, ma non ho avuto il coraggio, per fortuna che mi ero scordato il foglio a Modena.
Addio Armandin
"Ho freddo...
Ho tanto freddo..."
La faccia della morte
non è mai bella
eppure ha un suo fascino.
La guardo,
lucida
pallida
cerea
conferisce al viso
un falso aspetto,
sembra che lui dorma
un sonno profondissimo
e sembra sereno,
tutte le smorfie di dolore
e di sofferenza
dei giorni precedenti
hanno lasciato il posto
a uno strano sorriso
quasi beffardo.
"Ho freddo...
Ho tanto freddo..."
Ricordo ieri sera,
sembrava spacciato
ma poi all'improvviso
sembrava guarito e parlava,
con la ridicola bocca senza denti
muoveva le mani magrissime
con la pelle martoriata dai fori degli aghi,
gli occhi vispi spalancati
e mai ben chiusi
neppure durante il sonno,
lo saluto e gli tocco una spalla
lui farfuglia qualcosa
mi parla della sua etÃÂ
gli dò un buffetto sulla scarna guancia
e me ne vado
con nel cuore quegli occhi
così curiosamente spalancati
che non rivedrò mai più.
"Ho freddo...
Ho tanto freddo..."
E senza rendermene conto
ho assistito impotente
al "canto del cigno",
quando il cigno muto
appena prima di morire
riesce ad emettere
uno struggente e bellissimo canto
per la prima ed ultima volta
per poi spegnersi serenamente.
E così anche lui
in quelle ultime ore
ci ha illuso
di potercela fare
di aver superato la crisi
di averlo ancora con noi
e poi nella solitudine del suo letto
lontano da occhi indiscreti
si è spento senza soffrire.
"Ho freddo...
Ho tanto freddo..."
E chi resta
sprofonda nel dolore
lascia libero sfogo al pianto
e si chiede perchè,
perchè qualche ora prima
lui ci abbia fatto questo,
questo strano scherzo
e ci ha fatto credere
sarcasticamente
di potercela fare
di poter riprendersi
di aver sconfitto la morte
per questa volta
ma appena ci siamo distratti
lui si è arreso
e ha lasciato andare la sua anima
lontano dal corpo
e ha abbandonato questa vita.
"Ho freddo...
Ho tanto freddo..."
Rimane solo la disperazione
per qualcuno che non c'è più
per qualcuno che non soffre più.
Ma la disperazione
è la consapevolezza
che alla morte
non si può sfuggire
e che prima o poi
verràanche il nostro turno
e allora potremo riabbracciare
tutti coloro
che hanno intrapreso il viaggio
prima di noi.
La nostra anima
vivràin eterno
in un impalpabile mondo
senza dolore e sofferenza
senza pianto e tormento...
"Ho freddo...
Ho tanto freddo..."
Dopo i riti, le esequie e tutti i vari espletamenti si è fatto mezzogiorno, finalmente il parentado ci ha lasciati al nostro dolore e dopo aver dato un ultimo saluto al povero Armando, infilato fortunatamente in un loculo al sole settembrino nel cimitero di Vaglio (Lama Mocogno), lo lasciamo riposare per l'eternitàcon un vuoto nel cuore, e ci appropinquiamo per andare a mangiare, dobbiamo ancora fare alcuni giri qui su, ma è tardi e dobbiamo aspettare il dopo pranzo.
Lunedì è una brutta giornata, molti locali sono chiusi, alla fine passando per Lama Centro buttiamo gli occhi su questa bella costruzione a sasso faccia vista, come dice l'Ada il padrone doveva essere un amico di Armando, se è ancora vivo (e lo è, ma ora possiede solo i muri).
Parcheggiamo un po' più in là, il parcheggio a Lama è quello che è, ed entriamo. Ambiente familiare, stanzetta con due tavoli sulla sinistra e stanzone sulla destra, laggiù in fondo tante vetrate appunto a bellavista, anche se gli alberi nascondono “di mondi” la vallata. Arredamento tutto in arte povera, classico della zona. Ci sono vari avventori sparsi qua e là, un paio di tavolate da sei con lavoratori stagionali. Dopo poco arriva la padrona, gentilissima, sempre col sorriso sulle labbra, e ci allunga i menù.
Non abbiamo molta fame, ma quando si è psicologicamente provati, è meglio occupare il cervello in lavori diametricalmente diversi, tipo la digestione.
Da bere due bocce, una naturale e una gassata, per me anche mezzo litro sfuso di Pignoletto di Serravalle, discreto, ho chiesto quello frizzante, ma non mi sono accorto frizzasse….
Le ordinazioni sono semplici: tre tagliatelle ai funghi porcini e galletti, tre cappelle di porcini fritte, patate al forno, polenta distesa.
@ tagliatelle di pasta buona, tirata in casa, molto al dente e fresche, sugo ottimo con bei pezzettoni di fungo.
@ cappelle fritte, morbide e tenere ma insapori e si sentiva un po' troppo l'olio della frittura, pastella pesante.
@ patate al forno ipertamugne, qualitàdi patata lofissima. Le ho lasciate lì perché non andavano giù neanche a cucciarle.
@ polenta distesa strana, non cattiva ma nemmeno buona, per essere una polenta da ristorante in altura direi troppo liscia, non vorrei dirlo, ma secondo me non era stata fatta in loco, troppo compatta e bordi rotondeggianti, non so se ci siamo capiti, condita con un ragù un po' unto che sapeva troppo di alloro, pesante anche questo piatto.
Il coperto, il pane e il servizio non si pagano, il pane è la pagnotta di Pavullo, quella insipida, molto buono.
Spesa finale 92 € scontati gentilmente a 90 €.
Darei due cappelli, ma la gentilezza non ha prezzo, tutti in quella casa erano gentili e ci salutavano amichevolmente, anche gli altri sconosciuti avventori, per cui 3 cappelli.
Ripartiamo mesti e mogi e andiamo a fare gli ultimi giri prima di rientrare in città. Nel viaggio di ritorno abbiamo parlato pochissimo, qualche lacrima, qualche ricordino, qualche risatina nervosa, ma in complesso una brutta trasferta, non è facile chiudere un capitolo voltando semplicemente pagina….
Non è facile
Non è facile
i primi giorni.
Mi ero scordato
certe tristi emozioni.
Quando muore una persona
a cui eri vicino da anni
ti sembra di partire con lei,
di fare un viaggio
fantastico,
dove le voci
le figure
le ombre
sono rallentate,
quasi irreali...
Tanto tempo vissuto assieme
e d'un tratto,
più nulla,
quella persona esce
prepotentemente
dalla tua vita
e lascia un vuoto
enorme,
indescrivibile,
perchè ci si abitua
al proprio enturage
e quando viene meno
si sente un magone
salire dal cuore,
come un ordigno
pronto ad esplodere.
E bisogna continuare a vivere
senza di essa
anche se la sua presenza,
per un lungo periodo,
incomberà.
E ogni tanto sentirai
il groppo in gola
attanagliarti,
tratterrai a stento
la cascata di lacrime
e cercherai furtivo
un luogo appartato,
dove dar sfogo
alla tua sofferenza.
Girerai per casa
come un automa,
ogni oggetto, ogni cosa
te lo ricorderanno
e rammenterai
frasi, azioni, pensieri
che non avresti mai
voluto dire
o pensare,
ti sembreràdi vivere
in una pellicola
che non è giunta alla fine
ma che si è interrotta
improvvisamente
e ti scoprirai disperato
nel tentativo di ricollegarla
di aggiustarla
per riuscire a vedere
quel finale
che avevi immaginato
ma che il destino
ti ha negato.
Ancora grazie a tutti, il dolore è stato intenso, ma le vostre parole lo hanno mitigato. Vi sarò grato i eterno.
6 commenti
20/09/2010
E' difficile commentare un pasto così triste, dopo un addio a una persona cara.... Ciao