Recensione su Locanda Poste Vecie Venezia
visitato da Gerry il 02.10.2010

Recensione su
Locanda Poste Vecie
Venezia

Visitato il 02.10.2010
Buono
Scritta da Gerry
Servizio: Ristorante

Spesa a testa: 37.50
Coperti: 1
5 commenti
Sabato a Venezia. In giro per la città. Sin da subito, oltre la bellezza dei luoghi, quel fascino struggente, e un poco letterario, delle cose che si perdono, oltre il caos e il brulicare frenetico dei turisti, e noi con loro, oltre ai progetti di visita, spesso costruiti lì per lì, andando dove ci portano il cuore e i ricordi (come se non fossero un tutt'uno?!), oltre tutto questo: un mare (in laguna?) di cartelloni pubblicitari che fasciano monumenti e palazzi in restauro, facciate sfacciate che si prostituiscono tra la totale indifferenza dei passanti. Decina, e poi centinaia, e poi, chissà, migliaia di metri quadrati di immagini lustre e colorate, che riempiono di primavere ed estati perse un felice incipit d'autunno. Profumi, auto, abiti, o, più semplicemente, griffes che, da sole, dovrebbero raccontarti tutto. Per fortuna il sole ci aiuta a scaldarci e a fuggire le piazze più battute ed aperte, territorio di caccia per i turisti e, quindi, per i consulenti del marketing aggressivo. Siamo a Rialto, in zona “mercato”. In un angolo di passaggio troviamo l'ingresso secondario delle “Poste Vecie”. Il nome mi riecheggia nella testa e ne faccio parte gli amici. Uno, il più affamato, sfrutta subito l'occasione e si fionda all'interno, senza sentire ragioni, che peraltro nessuno pone. Dall'idea di un panino veloce, ci convertiamo ad un menù turistico. Poi, una volta seduti, optiamo tutti e sei – sì, siamo in sei: tre “belle” coppie a zonzo per il fine settimana – per un fegato alla veneziano con contorno di polenta bianca, dimenticandoci del menù turistico col suo bravo “primo, secondo, contorno ed un bicchier di vino”. Forse il bicchiere solitario di vino ci ha un poco preoccupati, forse l'idea di sentirci veneziani a Venezia e non scontati turisti, ci ha portato verso il più veneziano dei piatti. … almeno, è così che lo vediamo! Il primo scoglio da superare è la dichiarata provenienza abruzzese dei gestori. Non che si voglia parlare di “razza”, oggi, a Venezia, col rischio di trovarci arruolati, nostro malgrado, in compagini di cui ci preoccupa più la cultura latitante che la traduzione politica. Ma, ammettiamolo, l'idea tutta italiana dell'indicazione geografica protetta, della denominazione d'origine controllata, scatena parecchie contraddizioni. La questione, avanzata anche nella discussione apertasi a tavola, si è risolta col dubbio, o la certezza?, che il fegato alla veneziana non fosse così veneziano. Infatti, ci siamo ritrovati nel piatto un fegatino dalle “fette” minute, tantibocconcinituttiassieme, con pochissimo fegato e poco “legato”. Per la verità, il fegato era cotto alla perfezione, il piatto giustamente sapido e la quantità nemmeno micragnosa… Però, il dubbio del tradimento rimane! Abbiamo cominciato a bere con un merlot che il ristoratore ci ha detto provenire dalla terra d'Abruzzo, dalla sua terra, presentato quasi come un vino della casa. Davvero buono, una volta, anche qui, risolti i problemi di provenienza. Tanto che “bissiamo”, una volta stesa la prima bottiglia Poi un dessert a testa: chi un tiramisù, chi della panna cotta variamente arricchita. C'era altro nella carta, ma io, onestamente, non ricordo. Il caffè per tutti ed il conto completano il pasto. Il conto, ahimè, è una cattiva sorpresa. Per un secondo, usualmente povero, come il fegato con la cipolla, senza contorni, un dolce, pur buono ma di “volume” non esagerato, un caffè e, tra tutti e sei, due bottiglie d'acqua e due bottiglie di vino, abbiamo pagato il corrispettivo di trentasette euro e cinquanta a testa. Che dire? Senza'altro una esperienza non entusiasmante, anche se non la si può considerare nemmeno negativa. Sono in difficoltà. Denuncio i dubbi che mi assalgono nel dare il voto. Sarei tentato di essere più parsimonioso di quanto, alla fine, non mi trovi a scrivere, va là: due cappelli! A Venezia, negli anni, ho vissuto delle esperienze ben più negative, sia per qualità complessiva che per rapporto qualità/prezzo. E poi, se non sbaglio, è la prima recensione del locale e, io per primo, lascio il dubbio dell'incidente di percorso.

5 commenti

carolingio
05/10/2010
Eh, Gerry, se no te stè atento, a Venèssia i te ciàva..., hanno mediamente prezzi molto alti, d'altronde... siamo a Venezia :) Bella la tua descrizione della città :)

05/10/2010
Ostregheta...mangiare bene a Venezia, anzi Bene...è complicatissimo...ci sono riuscito nel 1983...accompagnato da uno zio del posto....e circa 30 anni dopo..., infatti ho scritto una recensione di un locale veneto....
g.falconline
05/10/2010
Condivido il giudizio dell'amico Carlo, proprio una bella recensione. Trovo di grande equilibrio il tuo ragionato auspicio che ha ben ispirato il giudizio finale.
Gerry
06/10/2010
A Venezia si mangia, ovviamente, anche bene. Talvolta benissimo. Però è il rapporto qualità/prezzo che risulta basso, più per la consistenza del prezzo che per l'esiguità della qualità. E' poi vero che, durante i fine settimana, si scatena la caccia al turista, di cui, passato l'agone, si ostentano gli scalpi dalle vetrine illuminate. Scherzo, ma non troppo. Comunque, la sera stessa del sabato, siamo andati in altro locale, di cui conoscevamo fama e trascorsi: scarsa la prima e rimarchevoli i secondi. I risultati sono stati di tutt'altro segno. Ve ne do conto in una recensione dedicata all'Osteria "Al Bacco".
Rolando
06/10/2010
:( hanno spennato a dovere il povero turista... :(
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