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Recensione su Pulcino Porta di Bacco Montepulciano
visitato da Jimi-Hendrix il 13.03.2011

Recensione su
Pulcino Porta di Bacco
Montepulciano

Visitato il 13.03.2011
Consigliatissimo!!
Scritta da Jimi-Hendrix
Servizio: Ristorante

Spesa a testa: 12.00
Coperti: 1
4 commenti
Di rientro da una breve visita a Firenze facciamo sosta a Montepulciano, caratteristico paesino della Val D’Orcia, in provincia di Siena, famoso per le sue eccellenze artistico architettoniche, scorci panoramici e soprattutto per le produzioni enogastronomiche. La giornata non è delle migliori, anzi, è quanto mai infame dal punto di vista meteorologico: piove, fa freddo e tira un gran vento (ci rimetterò l’ombrello..); di contro questo fa sì che non ci siano quasi turisti in giro, quindi possiamo godere in pieno delle viuzze e dei negozi. E’ l’ora di pranzo, quindi cerchiamo un posticino caratteristico dove fare una sosta gustosa. C’è parecchia scelta di locali, di tutti i tipi e per tutte le tasche; noi scegliamo questa osteria dall’aspetto rustico vicino al Corpo di Guardia, uno degli ingressi al centro storico, sempre all’interno dello stesso. Veniamo accolti da una gentile e sorridente ragazza; siamo i primissimi clienti e possiamo scegliere il tavolo che vogliamo, compresi quelli previsti da 4 coperti (noi siamo in 2). L’interno è, come detto, molto rustico e informale: siamo dentro un palazzo antico del centro, grandi archi in mattoni delimitano le stanze e i corridoi; volte intonacate con travi lignei la fanno da padrone; alle pareti sono esposti piatti in legno decorati, bottiglie di vino e oggetti vari. Molto belli sono i lampadari in ferro battuto, stile taverna medievale. Gli arredi sono in legno con sedie impagliate alternate a panche in legno, caratteristiche ma assai scomode. I tavoli, in legno sono apparecchiati decorosamente in stile col locale, con tovagliette e tovaglioli di carta, bicchieri in cristallo e posate metalliche. I coperti totali non sono moltissimi e sono mediamente fitti tra loro. Sul tavolo è già presente il menù, un foglio protocollo fotocopiato da compilare con le quantità desiderate dei piatti. La proposta del menù non è ampia, ma solo sufficiente, costituente però solo di piatti tipici locali: come antipasti si può scegliere tra salumi misti toscani, pecorino o bruschette; di primi hanno la ribollita, polenta al ragù e i famosi pici in 4 varianti; di secondi ci sono la grigliata mista, pollo alla griglia e tagliata (stranamente non c’è la fiorentina); contorni ordinari e dolci tipici quali cantucci col vin santo. Come beveraggio non c’è moltissima scelta, qualche rosso e qualche bianco locale di diversi prezzi e qualità, sia in bottiglia sia al bicchiere, più che altro il Nobile di Montepulciano e quello prodotto dalla Fattoria Pulcino, che anche gestisce il locale stesso. C’è la possibilità di un menù a prezzo fisso “ospitalità turistica” (€ 12,00 a persona) con scelta quasi obbligata delle pietanze. Scegliamo questo perché abbastanza economico e comunque completo: entrambi prendiamo come primi i pici al ragù casereccio (l’alternativa era la zuppa ribollita); secondo unico composto da salumi tipici e pecorino; contorno unico di fagioli cannellini, che ho preso solo io; come dolce cantuccini e una fetta di Panello della Gabriella, pane morbido dolce con uvetta e miele. Da bere un bicchiere di vino a persona o bianco o rosso (noi bianco) e mezzo litro d’acqua a persona o liscia o gasata (noi 1 + 1). Una volta compilato il foglio torna la ragazza a ritirarlo. Subito dopo ci porta il vinello e l’acqua. Il vino, prodotto artigianalmente dai gestori, è in buona quantità, grazie ad un calice ampio, e ci viene versato al tavolo dalla bottiglia appena aperta; è un vino fermo, di colore paglierino, dal gusto delicato ma di personalità, ci piace moltissimo, mi pentirò di non aver comprato una bottiglia al prospiciente spaccio. Dopodiché arrivano il pane da pasto, buono, e, come antipasto, un piccolo recipiente di metallo zeppo di pan unto o bruschetta (pane arrostito condito con olio d’oliva, sale e aglio) molto buono che faremo fuori tutto durante il pranzo. Dopo una breve attesa arrivano i pici; pasta buona ma un tantino scotta, ragù di carne superlativo, abbiamo divorato tutto! Buona la quantità. Passata una giusta attesa arrivano i piatti con il pecorino e i salumi tipici composti da coppa, prosciutto e due tipi di salami; molto buoni e freschi i salumi, altrettanto il pecorino, saporito e gustoso; discreta quantità. Il mio contorno di fagioli cannellini viene servito una ciotolina, i fagioli sono molto caldi “annegati” nell’olio d’oliva, molto buoni e abbondanti. Concludiamo col dolce, tre pezzi di cantucci e una fetta di Panello della Gabriella accompagnati da vino liquoroso tipo vin santo, tutto molto buono e gradevole. La doverosa visita al bagno comporta un passaggio dentro un corridoio tipo catacomba in mattoni e pietra con tante nicchie dove sono esposti reperti archeologici di ogni tipo. Alla fine del corridoio-museo si sbuca nello spaccio adiacente l’osteria dove vendono ogni ben di Dio culinario, compreso lo spazio degustazione in bella vista! Ancora oltre, a fianco alla porta dei servizi, vi è una specie di pozzo dei desideri, in muratura, molto pittoresco e folcloristico, col fondo pieno di monete.. Alla fine del “viaggio” giungo in bagno, pulito e perfettamente funzionante. Ci alziamo e andiamo alla cassa dove paghiamo i 24 € dei 2 menù fissi. Un buonissimo rapporto qualità-quantità-prezzo. È andata bene, il locale è molto bello e caratteristico, così come il menù, seppur non così lungo, è tutto tipico e casereccio. I prezzi alla carta non sono alti, anzi, e poi col menù fisso si risparmia ancora di più ma con una scelta pressoché obbligata delle pietanze. Servizio sempre impeccabile e gentile, scarsissima affluenza di clienti che ha contribuito ad un pranzetto in perfetta tranquillità. Come giudizio direi 4 cappelli, non arrivo a 5 per via dei pici un pochetto scotti, per una scelta del menù fisso quasi inesistente e per una carta dei vini che poteva essere, con poco sforzo, più ampia; inoltre non è prevista nel menù la fiorentina. Comunque, per i sapori provati, l’ambiente e i prezzi direi consigliatissimo!

4 commenti

carolingio
18/03/2011
Jimi, non parlare di "Firenze" o "fiorentina" a Siena... i più ti massacrano di parolacce, ancora da tempo immemore ;) :) (il pranzo è alla mano, ma il prezzo è veramente super, da "pasti di lavoro" che si fanno in provincia)
golosona
18/03/2011
Hai trovato un posto davvero carino, con buon cibo a ottimo prezzo e un corridoio-museo che vorrei vedere! Io adoro la Toscana e ci vado spesso, se capito da quelle parti cercherò Il Pulcino :)
Jimi-Hendrix
18/03/2011
Sì, bel posticino che consiglio caldamente a todos! Carolingio, conosco l'antagonismo Siena-Firenze, però sul menù, dove viene poi pubblicizzata la fattoria Pulcino, medesima gestione, appena fuori Montepulciano, viene nominata ed enfatizzata particolarmente la loro superba Fiorentina!! e nel risto in paese però non c'è! :) sarà un inghippo tecnico, il perchè non la facciano qui.. buona pappa a tutti! :)
Gerry
18/03/2011
Mi sono sempre chiesto a quali locali e, soprattutto, cucine attibuire la qualifica di "casereccio/casereccia". Per me è "casereccia" quella cucina che, al di là della qualità delle materie prime e della "gustosità" dei risultati, è realizzata in modo "casalingo", cioè scarno nelle presentazioni, con scarsa attenzione all'occhio, servita in stovigliame di qualità non particolare, dedicata a ricette semplici e vicine alla tradizione popolare, senza però una ricerca accurata della "genesi" e tipicità del piatto. Tutti conosciamo ristoranti dove si fa cucina del territorio molto attenta alla coerenza con la tradizione, in modo quasi rituale, oppure con l'intento dichiarato di proporre rivisitazioni "originali", e non ci vien istintivo definirla casereccia perchè mancano alcuni dei requisiti di cui ho detto. Magari un bel piatto rettangolare di ceramica high tech, con un'attenzione all'allestimento, alle proporzioni e con l'inserimento di qualche "dettaglio" ci fa sembrare il tutto lontano da un'idea di quotidianità che è il "vero" elemento di distinzione della cucina "casalinga".
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