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Recensione su Ristorante Vintage Da Ferruccio Carpi
visitato da Lisus il 30.12.2017

Recensione su
Ristorante Vintage Da Ferruccio
Carpi

Visitato il 30.12.2017
Consigliato!
Scritta da Lisus
Servizio: Ristorante

Spesa a testa: 50.00
Coperti: 2
3 commenti

Anche quest’anno puntuale, arriva il 30 dicembre, anniversario del nostro matrimonio, e come d’abitudine cerchiamo un localino per mangiare del pesce, in tutta tranquillità. Quest’anno proviamo questo locale dove in cucina c’è ancora il signor Ferruccio, proprietario della un tempo famosa Baita di Limidi di Soliera, e in sala il figlio. Mi piace che le persone abbiano una seconda possibilità, e andiamo volentieri.

Il locale è proprio alle porte del centro storico, raggiungibile in auto con parcheggio prospiciente: comodo. Pochi scalini e si entra in un’unica sala con 12-14 tavoli in tutto, un piccolo bancone bar e tanto bianco. Le pareti, i mobili laccati, l’insegna, tutto è di questo colore, che contrasta col nero degli infissi e delle inferriate presenti nelle alte finestre. Il locale in attesa del tutto esaurito del cenone di Capodanno, stasera vede occupati solo un altro tavolo oltre al nostro.

Il menù, di mare e di terra, è scritto su un piccolo cartoncino plastificato, a dire il vero proprio bruttino. Il bello è che è un menù corto, con alcuni piatti interessanti fuori menù, cosa che a me piace. Piacendoci gli antipasti optiamo per assaggiarne quattro a testa a cui fare seguire (in base all’appetito) un primo o un secondo, che potremo decidere a metà dell’antipasto.

Purtroppo non servono vino al calice, e mi viene proposta la bottiglia da mezzo litro ma di un vino (sia bianco che rosso) fermo. Desiderando le bollicine, un prosecchino o qualcosa del genere decido di andare ad acqua. Pazienza, ma se ne va un cappello.

Con un buon ritmo, con brevi e giuste attese tra le portate arrivano, nell’ordine: frittelle di neonata (3 grosse frittelle a testa, ben fritte, croccantine fuori, servite con sale e pepe nei mulinelli e aceto “balsamico”), sogliola in carpione (una sogliola a testa, spinata dalla gentile cameriera, quando arriva nel piatto è ancora tiepida; di gusto è delicata, non sa tanto di aceto), sauté di cozze e vongole con pomodorini freschi e due fette di pane tostato (io non amo troppo le cozze – che prevalevano soprattutto a livello di olfatto - e ho mangiato quasi solo vongole, che erano buone, con il sugo da scarpetta veramente abbondante), cacciaroli al sugo leggermente piccante (sono piccoli totani in umido, morbidi e gustosi, con l’unico difetto che col sugo si mangia un vagone di pane). Io sarei quasi a posto ma per assaggiarlo e per golosità ci facciamo portare un fritto di paranza da dividere in due. Su un piatto ovale con la carta gialla arrivano abbondanti gamberi (con ancora il filo dell’intestino) e anelli di calamaro, qualche triglia e un altro pesciolino piccolo, forse un nasello, purtroppo nessuna alice, latterino, sogliolina. Purtroppo il pesciolino che ho preso io era talmente salato da risultare praticamente immangiabile e mi ha chiuso quel poco di appetito che mi era rimasto. L’ho fatto presente alla cameriera nel momento in cui, come sempre quando cambiava i piatti (della ex Baita…carino!), si informava su come stava andando, e dispiaciuta mi ha chiesto se volevo qualcos’altro ma ormai per me la cena si era chiusa. Due caffè veramente buoni (e altrettanto corti) e due bottiglie di acqua sono le nostre bevande.

Due chiacchiere alla cassa col figlio del vecchio titolare che saputo dell’inconveniente del pesce salato si è scusato, adducendolo a un’affrettata preparazione del pesce arrivato nel pomeriggio in cucina e ha arrotondato il conto a 100 € invece di 106 (2€ il coperto, 2€ ogni bottiglia di acqua, tra 8 e 12€ gli antipasti, 15€ il fritto misto).

Che dire… il cibo è onesto, come il prezzo, non si mangiano le solite cose, la cucina è espressa ma  se si vuole essere qualcosa in più di una trattoria (e l’ambiente, il servizio e il conto mi pare puntino a quello) penso si debbano rivedere alcune cose: possibilità di avere il vino al calice o in alternativa un po’ di scelta in più sulle bottiglie piccole, maggior cura nell’impiattamento e nella qualità del pane al tavolo, aceto balsamico meno industriale di quello servito pur senza arrivare a un ABT, misto di antipasti caldi e freddi a menù…

Forse anche per le aspettative che avevo oggi mi fermo a 3 cappelli, consigliando comunque una visita perché alcuni piatti (frittelle e cacciaroli in primis) meritano davvero.

3 commenti

golosona
20/01/2018
Buon anniversario e grazie per l'interessante segnalazione. A questo proposito, puoi darmi notizie circa la Baita attuale? Ci passo spesso davanti.
lukeforever
20/01/2018
In un ristorante come leggo medio/alto e non si serve il vino al calice, la trovò una pecca non da poco!
Lisus
20/01/2018
Il locale della Baita attualmente è in vendita
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