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Recensione su Osteria delle Cinque Lire Governolo
visitato da Piggo il 26.09.2010

Recensione su
Osteria delle Cinque Lire
Governolo

Visitato il 26.09.2010
Imperdibile!!!
Scritta da Piggo
Servizio: Ristorante

Spesa a testa: 39.00
Coperti: 1
14 commenti
Decisamente un pranzo da ricordare!! Siamo in cinque e ci diamo appuntamento in quel di Governolo (a pochi chilometri dall'uscita autostradale di Mantova Sud) in una bella giornata di sole che ci consente di godere appieno delle bellezze naturali e storiche dei piccoli centri che si susseguono in vicinanza del Mincio. Il locale è fortemente caratterizzato: splendido pavimento in cotto antico, stanze non minuscole, ma piuttosto raccolte, arredamento di qualità superiore,con pregevoli mobili, suppellettili e quadri molto notevoli (particolarità interessante: tutto quello che si vede è in vendita, dalle suppellettili ai soprammobili e perfino i camerieri disponibili ad un catering personalizzato in qualsiasi parte d'Italia). L'idea è molto originale e consente al ristorante un arredamento importante che gradevolmente contrasta con l'aspetto autenticamente rustico dell'insieme. Tavoli molto ampi, ben apparecchiati con tovagliette in carta gialla su tovaglia a quadretti, ben distanziati fra loro con sedie confortevoli anche per la mia taglia. La presentazione del menu scritto a mano su un foglio che viene consegnato assieme alla carta dei vini è arricchita da una particolareggiata descrizione di ogni singolo piatto da parte del simpatico gestore che si dilunga nei dettagli che a me sono apparsi assai interessanti, ma che non sono adatti sicuramente ad un pranzo veloce o a persone non appassionate di cibo. Ci vengono subito portate due bottiglie di acqua (gas e no gas) e, nell'attesa, ci serviamo di ottimi grissini e gnocchini scelti nell'abbondante cestino presente in tavola. Scegliamo tra gli antipasti una abbondantissima porzione di meravigliosa mortadella mantovana (Levoni) servita con carta da musica ed una polenta con salame e pancetta altrettanto gradita. A seguire personalmente ho ordinato tagliolini al tartufo bianco di eccezionale bontà, il buon Rainman trofie con crema di basilico, pomodorini e mozzarelline fresco e delicatissimo, la sventurata (per via che mi ha sposato) consorte ed Apicio tagliolini con porro, speck, ricotta affumicata e semi di papavero, molto appetitosi, ma con un eccesso di condimento sia come quantità che come carica di sapore, la gentile moglie di Apicio maccheroncini al torchio con zucca, salsiccia e uvetta al balsamico giudicata ottima. (La zucca non era a pezzetti, ma formava una crema ben amalgamata con la pasta). Già in parte sazi, vista l'abbondanza dei piatti ed intimoriti dalla reale dimensione della famosa "Svarzella" (cotoletta con l'osso di mitica grandezza servita con patate fritte), dopo estenuante discussione optiamo per soli quattro secondi tra cinque commensali: una svarzella per me, una tra Apicio e consorte, un filetto di porco iberico con patate arrosto, rapa e cipolla rossa per mia moglie che già aveva pattuito di cederne buona parte a chi ne desiderava, fettina di fassona piemontese con insalata mista per Rainman. Piatti tutti ottimi contornati in modo egregio, la dimensione della svarzella è discretamente mostruosa ed ho dovuto dar fondo a quasi tutta la mia pur notevole capacità gastrica per uscire vincitore di una strenua lotta che avevo iniziato baldanzoiso ed ignaro. Di validissimo aiuto in questo frangente le due bottiglie di Valpolicella della cantina Zardini profumatissimo con i suoi 14 gradi. Ci siamo quindi concessi una breve pausa per proseguire con: due gelati fior di panna con fragola per tre persone, un ananas con cannella (tagliato a fette sottilissime), un limone ghiacciato che ci siamo spartiti (fette di limone zuccherato e congelato, geniale nella sua assoluta semplicità) e, per me, il "lingotto di gianduia" solo dopo avere ottenuto l'assicurazione di potere portare a casa quanto non sarei riuscito a mangiare. Pur non essendo un appassionato del genere ho trovato i dolci (non di alta pasticceria, ma pregevolissimi per la semplicità di cucina domestica di un tempo) molto originali e assai validi. Ottimi caffè, cremosi liquori di liquerizia aromatizzati all'anice e un ottimo rhum di dodici anni concludono egregiamente un memorabile pasto per un danno economico (a carico del buon Apicio che ringrazio pubblicamente) di 195 euro. Usciamo satolli e soddisfatti continuando a discutere se la svarzella sia un secondo per una (mia tesi), due o tre persone (tesi di miss Piggie)..... Da segnalare un servizio accurato ed attento che è riuscito perfino ad accontentare le bizzarie riguardanti i caffè che ricorrono abitualmente nei nostri pranzi familiari (ma questa è un'altra storia....)

14 commenti

joy
27/09/2010
Altro bel posto nella terra dei Gonzaga, bravo Piggo, se ti capiterà in un altra occasione, fai un giretto a San Benedetto Pò, dopo pranzo per far due passi ed incentivare la digestione ;)
pattyb
27/09/2010
Sicuramente un posto molto interessante! I primi mi sembrano molto singolari ed anche quel limone ghiacciato ha destato la mia curiosità! Da provare.
grog
27/09/2010
Salute! ...... quanto hai digiunato poi? :) Non sembra micca, ma anche Apicio e consorte ci danno....
Piggo
27/09/2010
@Joy: bella San Benedetto Po, ricordo una interessante visita all'abbazia di Polirone... Ieri comunque ho preferito prendere in mano una canna da spinning e ho infastidito la locale fauna ittica lungo diversi canali ;) @pattyb: sii cauta, se completo da antipasto a dolce è un pasto realmente impegnativo, ma ne vale veramente la pena! @GROG: ho cercato anche su wikipedia, ma continua a sfuggirmi il significato di digiuno.. Potresti spiegarmelo tu che ne sei esperto ?!? :) :) :)
grog
27/09/2010
Sorbole..... quando vuoi, basta che andiamo da qialche parte e te lo faccio vedere di persona.... :) :)
Piggo
27/09/2010
Grazie mille, Grog, sapevo di poter contare su di te!! :) :) :)
gi
27/09/2010
:) :) bellissima come sempre carissimo ! un pranzo leggero leggero, come si conviene :)
Lucy...ah
27/09/2010
Beh, complimenti per la scelta del posto.....la svarzella la proverò anch'io!!!! corro a segnarmi questo indirizzo.... :) :)
barbe
27/09/2010
Posticino davvero interessante. Gradirei delucidazioni sulla "carta da musica" che ha accompagnato la mortadella. I tagliolini mi ispirano parecchio, come pure il "cerdo". P.S. evidentemente la "svarzella" ti ha provato parecchio... riempiendoti talmente tanto da non potere più ingurgitare nulla (solo due bottiglie?!) P.P.S. tu ti porti sempre casa un piccolo campionario di quanto passa per tavola ;) :)
joy
27/09/2010
Essendo in confine, la "svarzella" mi intimorisce, perche "svarzladì" sono tradotte in italiano botte,malmenate... :(
Piggo
27/09/2010
Carissimo barbe, riguardo alla "carta da musica" (pane carasau) ti allego quanto segue: Materia prima: farina di grano duro, acqua, lievito, sale. Tecnologia di lavorazione: la farina viene impastata con acqua tiepida e salata nella madia di legno. Si lavora a lungo con le mani e con i pugni aggiungendo acqua tiepida per dare maggiore morbidezza. Si unisce il lievito, conservato dalle lavorazioni precedenti, e si continua a lavorare finché l'impasto non è omogeneo. Lo si mette nei canestri coprendolo con panni di lana e di lino per mantenere il colore uniforme durante la fermentazione che si protrae per 2/3 ore in estate e 4/5 ore in inverno. Terminata la lievitazione si mette la pasta sulla spianatoia e si lavora ancora. Poi la pasta viene stesa con il mattarello fino ad ottenere una sfoglia circolare e sottile. Messa in forno, a contatto del calore, la pasta si gonfia. Con movimenti rapidi viene tolta e incisa lungo la circonferenza in modo da ottenere due parti. I dischi vengono rimessi nel forno per biscottare ed il pane è pronto. A volte durante la cottura, quando la pasta è ancora malleabile, si piegano nel mezzo perché possa entrare nella bisaccia del pastore senza rompersi. Per le sembianze pergamenacee è detto dai continentali "carta da musica". Area di produzione: Sardegna, Nuoro e Sassari in particolare. Note: la categoria dei pani sottili, di cui si contano numerosissime varietà, è caratteristica delle provincie di Sassari e di Nuoro. Il pane carasau, pane a sfoglia, si distingue in base al tipo di farina usata: quando è fatto con il cruschello, nel Campidano, prende il nome di "chivardzu". Quando era di lunga conservazione era fatto di semola e fior di farina e costituiva il pane delle famiglie benestanti, mentre le varianti di cruschello (chivardzu) e di farina di orzo erano il pane dei meno abbienti, dei pastori che lo portavano durante la transumanza. Oggi non c'è più questa distinzione e lo si usa sbriciolato nel brodo e nel latte, riscaldato al forno e condito con olio e sale; può essere bagnato e farcito con pietanze di vario genere e arrotolato. Nel nuorese il pane, senz'altro aggettivo, è il pane "carasau", cioè il pane per eccellenza. Saper fare il pane era indispensabile per una donna e le mogli che lo acquistavano in negozio erano sottoposte a severe critiche. Poi all'inizio degli anni '60 le cose sono cambiate con l'evolversi dei costumi. Cfr. Brads, Bollettino del repertorio e dell'atlante demologico sardo, Cnec Editore, Cagliari, 1990, n. 14. I tagliolini erano imperiali, il porco a dir poco superbo.. A onor del vero le bottiglie non le ho ingurgitate, mi sono limitato al contenuto :) :) Per quanto possa sembrarti insolito non ho rotto nè rovesciato bicchieri nè tampoco mi sono lordato come mio costume gli indumenti, l'occhio vigile della consorte ha influito non poco su tutto ciò... ;)
corpicino
28/09/2010
Mi risulta difficile credere che nn hai rovesciato niente..a volte i miracoli accadono :-)..pero' sta sverzella mi crea un certo languorino
Piggo
28/09/2010
Corrado, fidati, la svarzella, essendo abbastanza spessa, come dimensioni equivale a tre-tre e mezzo cotolette di Ermes, è una roba da professionisti da non prendere sottogamba.... :) :) :)
corpicino
28/09/2010
Urca!!!..quando tieni il primo pomeriggio libero??? si parla di professionisti ..eh..eh
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