Gli Eruli e i Goti
à probabile assai che Modena come altre città italiane, senza fare resistenza di sorta, si sia sottomessa al distruttore dell’impero Romano, Odoacre condottiero degli Eruli, che, avendo a vile il titolo di imperatore, prese quello di re, e fu così il primo a chiamarsi Re d’Italia. Modena non fu da lui rovinata nà© molto meno distrutta, come pretendono taluni, non saprei con quale fondamento. Sia pure (il che non è ben certo) che le rozze sculture le quali veggonsi sull’architrave della porta piccola del Duomo presso la torre, rappresentino alcuni fatti della vita di un Arturo di Brettagna, militante sotto Odoacre, ma ciò non prova per certo che questo re abbia distrutta la città . Del governo poi cui egli sottomise questo paese non è rimasta memoria. Una ancor più grave lacuna è a lamentarsi nella Storia di Modena e cioè dall’anno 489, in cui cominciò a combattere contro di Odoacre Teodorico, che poi fondò nella penisola la monarchia dei Goti, insino alla invasione dei Longobardi. Tutto ci fa supporre che Modena abbia avuto parte in questo periodo di tempo nelle guerre combattute fra que’due barbari, e così nelle successive sotto gli altri Re Goti fino a Teja, ultimo di loro, morto nel 553, o a cui successe per pochi anni Narsete, governatore greco, al quale bene o male si imputa la chiamata in Italia de’ Longobardi. Non voglio però omettere di notare che si ha menzione come dal 477 al 501 governava la Chiesa di Modena un Vescovo Gregorio, assai protetto e lodato da Papa Simplicio, e dopo di lui Bassiano, celebrato siccome uomo di gran sapere, che intervenne ad alcuni dei vari sinodi in Roma convocati dal Papa Simmaco contro Teodorico, che pretendeva aver egli il diritto di radunar i Vescovi a Concilio. Gli atti del terzo, quarto e quinto di quei sinodi furono sottoscritti da questo vescovo Bassiano.
Del resto a quest’epoca nessun altra menzione di Modena. Essa come le altre città cadde in potere di Alboino re dei Longobardi nell’anno 569.
590, circa.
Maurizio imperatore di Costantinopoli, profittando delle discordie dei Longobardi, viene in Italia.
Riporta su di loro qui nell’Emilia notevoli vantaggi, e scrive a Childeberto II° Re dei Franchi: “Iddio per sua misericordia e per le vostre orazioni ci fece entrare combattendo nella città di Modena.”
600
Modena, giusta quanto ne attesta il Muratori, ricaduta in potere dei Longobardi, è città di frontiera verso le città dell’Esarcato, ossia dei Greci.
Nuova inondazione che in Modena arreca guasti terribili.
681
Una donna, rimasta vedova, prende ad osservare con sette sue figliuole la regola di S. Benedetto. Ed ha così origine il Monastero di S.Eufemia, che è il primo di cui si abbia menzione nella Storia di Modena.
700, circa
Viene fondata Cittanova presso Modena, detta pure Città Geminiana.
Cittanova o Città Geminiana
Anche qui una opinione come un’altra si è che Cittanova venisse fondata l’anno 600 dopo Gesù Cristo, quando i Modenesi furono soprafatti dal flagello della inondazione. Si vuole che allora, abbandonata la città , si stabilissero in sulla via Emilia, precisamente ove adesso è Cittanova, e la fondassero col nome di Città Geminiana, ad onore di S. Geminiano protettore.
Ma sembra che quest’epoca non sia molto accertata. Vuolsi ritenere piuttosto che Cittanova sorgesse un secolo più tardi, ossia circa nell’anno 700. à certo che Liutprando Re dei Longobardi la fortificò (se pure egli stesso non l’avea fondata) nell’anno 712. E Ildebrando, nipote del Re, nell’anno 744 donò a Giovanni Vescovo di Modena la Chiesa di S. Pietro, entro le mura della città Geminiana, detta Cittanova. Non pare poi molto probabile che i Modenesi andassero ad abitare Cittanova, per mettersi in salvo dalla militare licenza dei greci o dalle scorrerie dei barbari, che con diverse vicende correvano allora l’Italia, poichà© il luogo ove Cittanova è situata l’avrebbe anzi meglio esposta alle offese.
Sulla fine del secolo IX, ossia verso il 900, Cittanova cominciò a spopolarsi, poichà© il vescovo Leodoino restaurò Modena, facendola risorgere dalle sue rovine, e la cinse di mura.
Nell’anno 904 il vescovo Gottifredo vi innalzò un castello, di cui pochi anni sono si vedevano ancora alcuni avanzi, ma poscia Cittanova decadde sempre più, ed oggi è un semplice villaggio.
E solo nella modesta sua chiesuola conserva qualche iscrizione e qualche vestigio della passata grandezza.
753
S. Anselmo, già Duca del Friuli, cognato di Astolfo Re dei Longobardi, fonda il grandioso Monastero di Nonantola, che, lui vivente, giunge persino a noverare 1144 monaci, senza contare i fanciulli, che si educavano nel monastero agli studi, ai lavori ed alla religione. Que’monaci erano benedettini, e diboscarono e rasciugarono i terreni d’intorno, e ben presto il loro monastero salì in ricchezza e grido tra i primi d’Europa, per giurisdizione spirituale e temporale.
762
Desiderio Re dei Longobardi, sospettando in S. Anselmo un fautore di Carlo Magno Re dei Franchi, e incolpandolo eziandio d’avere istigato Rachis che pel chiostro avea rinunciato il tròno a riprenderselo, relega il detto Santo in esilio a Montecassino.
774
Comincia in Italia e quindi anche per Modena il dominio dei Re Franchi.
Carlomagno richiama dall’esilio di Montecassino S. Anselmo, e lo manda a Brescia, perchà© colla autorità della sua parola gli riduca ad obbedienza quella città , adescata a resistere da quel Duca
Potone, nipote del Re Desiderio.
803
Muore S. Anselmo nel suo ricchissimo monastero di Nonantola, e viene sepolto sotto l’altare maggiore della annessavi chiesa.
Di questi anni Carlomagno conferma le molte donazioni fatte alla Chiesa di Modena dai Re Longobardi, e altre ve ne aggiugne egli medesimo.
La prova del fuoco
Sotto i Re Franchi reggevano le provincie ed i castelli d’Italia alcuni Conti, con autorità loro conferita personalmente, non già ereditaria.
Nell’anno 856 Angilberga, moglie del Re Franco Lodovico II°, si era invaghita di un cortigiano per nome Ucpoldo. Non essendone corrisposta, accusollo al troppo credulo marito, che tosto il fece uccidere. La vedova del cortigiano di nome Andalberta, per provare la innocenza dell’uccisole consorte, si assoggettò, come era uso a quei tempi, alla prova del fuoco, ossia accettò di passare, e passò illesa in mezzo alle fiamme, il che dicevasi giudizio di Dio. Il Re si convinse della perfidia della moglie, e, per compensare la povera vedova, nominò un figlio di lei, che pure avea nome Ucpoldo, conte di Modena.
à questo un fatto che “mutatis mutandis” si racconta poi avvenuto anche nel 996 pure in Modena. Ciò naturalmente da a credere che si tratti d’una favola.
850
Giona, vescovo di Modena, interviene al Sinodo di Pavia, ove i vescovi di Lombardia, alla presenza del Re Lodovico II°, condannano e riprovano l’abuso dei ricchi di non intervenire alle Chiese comuni col popolo, e di avere piuttosto Chiese ed Oratori privati.
885
Muore presso Spilamberto, ed è sepolto in Nonantola, il papa Adriano III°, che venendo da Roma dirigevasi alla corte di Carlo il Grosso in Francia,
888
Cessa il dominio dei Re Franchi. Anche in Modena infieriscono i partiti, 1’uno in favore di Berengario Duca del Friuli, l’altro di Guido Duca di Spoleto.
892
Il vescovo Leodoino ottiene da Re Guido un diploma che gli da autorità di formar fosse, di aprire porte, di fabbricare mulini e di fortificare la città . Gli è concesso ancora di eleggersi per la sua Chiesa un così detto campione, ossia un guerriero che difendesse colle armi i diritti della Diocesi.
899
Invasione degli Ungheri in Lombardia. Devastano e abbruciano il grande monastero di Nonantola. Modena è salva, mentre gli abitanti, credendosi in sommo pericolo, quasi tutti orano fuggiti.
908
Il Vescovo Gottifredo tiene in Modena un Sinodo Diocesano.
965
Ottone imperatore di Germania è incoronato re d’Italia da papa Giovanni XII°. Modena quindi passa sotto 1’impero.
Il vescovo Guido, che sempre era stato partigiano di Berengario II°, tosto si dichiara per Ottone. Trama però di nascosto in favore di Adalberto figlio di Berengario. Ottone, scoperta tale perfidia, il fa relegare in una fortezza di Sassonia. Azzo di Toscana, figlio di Sigifredo, fondatore del castello di Canossa, ha dall’imperatore Ottone il governo di Modena e di Reggio col titolo di Conte.
973
Sinodo di Marzaglia. Vi intervengono Hildeprando vescovo di Modena e i vescovi di Imola, di Faenza, di Cesena, di Piacenza, di Parma e di Bologna, all’oggetto di decidere una contesa tra questi due ultimi per occupazione di terreni ecclesiastici.
il Sinodo fu, tenuto in aperta campagna sotto padiglioni e tendati.
893
Il detto Vescovo Hildeprando dona ad un prete Stefano di Modena il luogo ove era già la Chiesa di S. Pietro. Stefano ve ne erige una nuova, e con alcuni suoi compagni imprende a vivervi con regola di monastero.
A quest’epoca tiene il Governo di Modena Tedaldo, succeduto ad Azzo, che è dichiarato dall’Imperatore Ottone III° Marchese, il che volea dire governatore d’una Marca, ossia d’una o più provincie. Infatti egli, oltre Modena e Reggio, governava Brescia, Ferrara e vuolsi ancora Bologna.
996
Il vescovo Giovanni erige in vero e proprio Monastero la Chiesa di S. Pietro e vi chiama i Monaci di S. Benedetto. à questo il primo convento di uomini di cui faccia memoria la Storia di Modena.
1002
Muore Ottone III° imperatore, e i Signori Italiani nella Dieta di Pavia gridano Re Arduino d’Ivrea.
Enrico di Sassonia discende in Italia e gli toglie il trono.
Il Marchese Tedaldo, ajutato dal Vescovo di Modena Varino, favorisce l’imperatore straniero.
1006
Infierisce nel modenese una terribile pestilenza, e vengono con solennissima pompa da Nonantola trasportati processionalmente per Modena i corpi dei Santi Sinesio e Teopompo martiri.
1024
Corrado II° Duca di Franconia ha il regno d’Italia.
1026
Conferisce al vescovo dì Modena Ingone titolo e autorità di Conte.
1036
II Marchese Bonifacio figlio di Tedaldo, governatore di Modena, sposa Beatrice figlia di Federico duca di Lorena. Interviene a queste nozze 1’Imperatore Enrico III°, cui il Marchese manda in un botticello d’argento di quel famoso aceto che allora facevasi a Canossa.
1052
Il Marchese Bonifacio, venuto in odio a’ suoi soggetti, perisce di morte violenta.
Si ignorano però i particolari di sua fine.
1055
Eriberto Vescovo di Modena restaura e migliora notevolmente la città .
1056
Muore Enrico III°, e Gottifredo di Lorena che aveva sposato Beatrice vedova del Marchese Bonifacio, conciliatosi con Enrico IV, viene al possesso di questi stati.
1060, circa
Papa Alessandro II° crea cardinale il nobile e letterato modenese Paolo Boschetti, già primicerio della cattedrale.
1070
Muore il detto Gottifredo.
1076
Muore la detta di lui moglie Beatrice, lascia una figlia per nome Matilde, la quale sposa il figlio di Gottifredo, esso pure così chiamato, che però muore nell’anno medesimo; e, rimasta vedova, questa donna, che poi, fu tanto celebre, ha il governo di Modena.
1083
Eriberto vescovo, aderisce a Guiberto arcivescovo di Ravenna, che nella lotta tra il papa e 1’imperatore Enrico IV avea preso le parti di quest’ultimo.
Si vuole che Eriberto ed i vescovi di Rimini e di Bologna intronizzassero a Roma in S. Pietro come papa il detto Guiberto sotto nome di Clemente III° contro il vero pontefice Gregorio VII°.
1084
La Contessa Matilde, grande fautrice del papa, prende le armi e nel 2 Luglio guida ella in persona le schiere contro i soldati d’Enrico, sorprendendo l’esercito nemico a Sorbara e riportandone piena vittoria.
Il Duomo
Uno dei più pregevoli monumenti di antichità in Modena è il Duomo.
Quanti avvenimenti ha visto questa mole bizzarra, oscura, eppur sì bella, che è nella nostra piazza maggiore; quanti fatti accaddero sotto le sue volte severe; e ingresso di principi, e nozze, e battesimi solenni, e grandiosi funerali, e radunate di popolo, da quasi otto secoli a questa parte; e a quanti pensieri, a quante memorie ci richiama questo tempio !
Era l’anno 1097.
L’imperatore Enrico IV° era partito dalla Italia, e anche per Modena arrideva un po’ di pace. Si pensò allora alla costruzione di una cattedrale, poichà© quella che avevasi era cadente, e più glorioso monumento volevasi erigere per riporvi le ceneri del protettore S. Geminiano. La vecchia cattedrale credesi generalmente fosse fabricata non molto distante dal luogo ove sorse la nuova; vi ha chi crede fosse anzi nel luogo medesimo.
Era vescovo Dodone, ed aveva il governo civile di Modena la celebre contessa Matilde, valido sostegno, come ognun sa, del papa, e ardente per le cose di religione. Ella approvò adunque il pio disegno, e con ogni sorta di devoto eccitamento incoraggiò quella impresa. Il 9 Giugno 1099 con grandissima pompa venne deposta la prima pietra del sacro edificio.
L’architetto che lo ha costruito chiamavasi Lanfranco, ed è onorato dal Muratori col titolo di mirabile. E mirabile è invero a dirsi per 1’opera sua, se riguardisi alle condizioni de’ tempi in cui condusse a termine questo lavoro d’arte, che poi ha resistito ai secoli.
Era Lanfranco uomo assai religioso, ed, essendo il tempio di molto progredito, dichiarò che egli non avrebbelo più oltre condotto quando non vi avessero subito trasportato il corpo del santo protettore che giaceva nell’antico sepolcro. Il che sollevò molte e vive discussioni, ma poi si finì col contentare il buon Lanfranco. E la traslazione fu fatta il 30 Aprile 1106. Grande numero di vescovi, di preti, di nobili e gran quantità di popolo era per quella occasione in Modena, e la solennità fu veramente straordinaria.
La moltitudine dei devoti era tanta che si eressero tende ed altari e pulpiti e confessionali nell’aperta circostante campagna. La Contessa Matilde, colle sue truppe, assistè alla funzione, pontificata dal Vescovo Dodone.
Il Duomo fu poi finito nello stesso anno 1106.
à costruito di antichissimi marmi, molti dei quali dell’epoca romana.
Papa Pasquale II° a Modena.
L’entusiasmo del buon Lanfranco per S. Geminiano non si potea contentare solo della traslazione che venne fatta della sacra di lui salma, che egli 1’avrebbe voluta in pari tempo esposta alla pubblica venerazione e curiosità . Non si giudicò allora opportuno di esaudire questo suo desiderio, che fu espresso, dopo gran parlare che se ne fece, alla Contessa Matilde, e questa giudicò che si aspettasse per mandarlo ad effetto la venuta di Papa Pasquale II che dovea di lì a non molto passare per Modena, recandosi ad un Concilio che tenevasi in Guastalla.
E il detto papa venne infatti nell’Ottobre di quello stesso anno 1106, e alla sua presenza nel giorno 7 di tal mese Bonsignore Vescovo di Reggio scoperse il corpo di S. Geminiano. A guardia del quale stettero fino al dì successivo sei cavalieri e dodici cittadini armati, che avevano prestato giuramento di difenderlo. Il papa, dopo aver consacrato l’altare del Santo, se ne partì, e pare poi che nel successivo anno fosse di nuovo in Modena.
Molti furono i donativi che in circostanza di questa solennità fecero alla Cattedrale specialmente il Vescovo Dodone e la Contessa Matilde.
La Contessa Matilde.
Era succeduta a suo padre Bonifacio negli Stati che comprendevano Modena, Reggio, Parma, Mantova, Ferrara, la Toscana, l’antica Liguria, assai più estesa che non è ora, la Marca d’Ancona, il Ducato di Spoleto colle città di Narni, Terni, Todi, Foligno, Assisi, Nocera, Camerino ed altre. Aveva poi ereditata dalla madre anche la Lorena. E fu scritto di questa donna che, sebbene priva di titolo regale, dominò ella in Italia siccome regina, estendendosi i suoi Stati dalla Lombardia fin presso Roma e dalle sponde dell’Adriatico a quelle del Mediterraneo. Il Tasso rammentando i genitori di lei cantava che:
Non si vedea virile erede a tanto
Retaggio a sì gran padre esser successo…
Seguìa Matìlde ed adempia ben quanto
Difetto par nel numero e nel sesso;
Che può la saggia e valorosa donna
Sovra corone e scettri alzar la gonna,
Spira spiriti maschi il nobil volto
Mostra vigor più, che viril lo sguardo…
Dotata ella era di grande e acuto ingegno e di molta eloquenza; conosceva parecchie lingue, di modo che essendo nelle sue schiere arruolati uomini di diverse nazioni a ciascuno parlava in lor favella nativa; scrisse moltissime lettere e ai Papi e ai Principi di Francia e d’Allemagna, chè di negozi politici ancora fu espertissima, e a lei per consiglio si ricorreva sia dalle più lontane Corti, in ben difficili casi.
Teneva ella residenza nel suo castello di Canossa in sul Reggiano, ove accolse il papa Gregorio VII° innanzi a cui, e alla presenza di molti principi italiani e stranieri, venne ad umiliarsi l’imperatore Enrico IV° quando implorò ed ottenne dall’irritato pontefice la assoluzione dalla scomunica. Enrico V poi di lei ammirantissimo fu a visitarla a Bianello nel Reggiano nell’anno 1111, le confermò il governo di Modena e di Reggio, con titolo di Vice Regina in Lombardia, e dichiarò non aver mai conosciuto donna che per tanti pregi a lei si potesse paragonare.
Dopo essere stata còlta da malattia nel 1114 a Montebaranzone nelle nostre montagne, ritirossi ella in Bondeno dei Roncori nel Reggiano, ove morì adì 24 Luglio 1115 in età di 66 anni.
Lasciò erede de’ suoi beni la Chiesa Romana, da lei sempre protetta e difesa; e tale donazione (che non comprendeva però nà© Modena nà© Reggio, da lei tenute come Contea, o Vicariato dell’impero) fu causa di lunghe e purtroppo sanguinose contese, e non fece che inasprire le lotte tra i Pontefici e gli imperatori, avidi i primi di temporale signoria, anelanti i secondi a tener soggetta al loro scettro di ferro la povera Italia.
Checchà© vogliasi però giudicare, non è piccol vanto per la nostra istoria che sia stata governatrice di Modena questa donna, la quale fu una vera celebrità del suo secolo, e che rappresenta una parte si importante nella storia del medio evo.